Faccia di pera
C’era una volta una
bambina sfacciatella che incontrò un uomo triste e imbronciato.
Siccome non sapeva
stare zitta, gli disse che la sua faccia aveva l’aspetto di una brutta
pera.
L’uomo le rispose che
aveva parlato come un’oca dalla lingua lunga.
La bambina trovò
divertente quella risposta e si fece una gran risata, contagiando anche quel
tale.
Quando l’uomo, che di
solito era imbronciato, finì di ridere, si accorse che i suoi tristi
pensieri erano spariti.
Era stata quella bella
risata a farli sparire.
Così, Faccia di
pera capì che è una buona cosa saper far ridere e che se uno non
sa far ridere, non ci fa niente.
Purché, almeno lui,
sappia ridere.
Ridere fa bene alla
salute!
Un tale avea la faccia
scura o nera
perché stava col
broncio
mane e sera.
Una bimba
impertinente,
che per sé non tenea
niente,
cinguettò vispa e
soave:
“tu
non hai una bella cera
con la tua faccia di
pera”.
Il signor serioso
assai,
che perciò non ridea
mai,
disse: “bimba, non è
poca
la tua lunga lingua
d’oca”.
Si svagò quella
bimbetta
per il suo nomignol
d’oca,
quindi rise a
crepapelle
contagiando anche la
cera
del signor “faccia di
pera”.
Ed i due si
sganasciarono
tutto il giorno, fino
a sera.
Quando infin “faccia
di pera”
riuscì un poco a
contenersi,
costatò che i lai
pensieri,
quelli tristi, quelli
neri,
vengon presto
subissati,
messi in fuga lì per
lì,
da una grassa e pia
risata
che ramazza ogn’afflizione.
Viva dunque
l’allegria!
E se tu non sai far
ridere,
ridi ridi, almeno tu,
non restare sempre
esangue
perché il riso fa buon
sangue.
Capo d’Orlando, 19
settembre 2005