C'era una
volta...
(di Anubi)
C'era una volta... Lontano, lontano...
Sulle coste nord di una martoriata terra chiamata Siculia, una ridente
cittadina.
Era un lembo di terra sdraiato fra ridenti colline, e chilometri e
chilometri di mare cristallino.
Un luogo di pace, e amore e fratellanza.
Un luogo dove chiunque avrebbe voluto vivere, e dimostrare, ed esalare,
magari, l'ultimo respiro.
Un luogo di favola insomma.
Ove grazie al cuore e l'animo e l'impegno del principe,
democraticamente eletto per altro,
tutto filava liscio come l'olio di
ricino.
Un vero paradiso.
Ove le strade profumavano di lavanda e la squadra di basket volava sotto il
colonnato
dell'imponente palazzo dello sport.
Ove il lungomare si stagliava diritto e lussureggiante per miglia e miglia
lungo la costa
e le tubature di platino portavano acqua effervescente
naturale in ogni casa e fontana della città.
Ove i parcheggi per le auto di residenti e turisti erano gratuiti ed in
abbondanza, e i ristoranti
e i bar godevano delle loro splendide terrazze
ove gli avventori consumavano allegramente
fra i cinguettii dei pettirossi e
i profumi di lillà.
Ove nessuno si sarebbe mai potuto immaginare ciò che accadde nei giorni
della festa
dei cubi di cioccolata e dei corvi di pan di spagna.
Giorni di tempesta e bufera e vento forte e mareggiate e tuoni e fulmini.
Giorni oscuri e bui.
Giorni da topi e bagarozzi.
Giorni da rifiuti liquidi in mare.
Giorni di multe e strade allagate.
Giorni di spiaggie smarrite e porti e insabbiati.
Giorni di acqua che piove dai cieli e di aria che esce dai rubinetti.
Giorni di comandanti con la divisa blu ed il capelletto blu esautorati.
Giorni di peripezie tecniche strampalate.
Giorni da pazzi.
Giorni di sentenze mai arrivate.
Giorni di somma urgenza e di antichi monumenti abbattuti in piena notte.
Giorni di nuovi colonnelli col capo chino.
Giorni di metamorfosi.
Giorni in cui il Re, per l'appunto, si trasformò in quello che gli covava in
grembo.
Giorni in cui si avverò l'antica profezia dell'oracolo Benitus Pelatus.
Quelli furono i giorni della definitiva nascita del Dittatore dello Stato
Libero della Repubblica dei limoni.
Giorni che cambiarono per sempre quel luogo di favola in un gran paesone dei
baLOCCHI.
Giorni che sicuramente, questo giullare che vi sollazza, non avrebbe mai
voluto raccontare.
Ne a voi, ne a chi verrà dopo di voi.
E se qualcosa che è stato detto fra queste righe vi ha turbato, fate finta
di non aver letto,
ma solo sonnecchiato.
Che al risveglio si dileguano i sogni brutti e quelli belli.
E quello che scrivo io, Stronzo giullare, dal cappello coi
campanelli.