Quella tettoia, di ferro lavorato, su terrapieno manufatto o rialzo a
livello del pianale dei carri ferroviari per agevolarne il carico, in ambito
dello scalo merci di Capo d'Orlando, ora in via di sconsiderata demolizione,
per l'intera prima metà del secolo scorso, fu croce e delizia di tanti
nostri concittadini, benemeriti produttori ed esportatori di agrumi,
appartenenti alle più note famiglie dell'epoca, quali: i Namio, i
Minciullo, i Gazia, i Galipò, i Micale, gli
Ingrilli, i Sindoni (tra cui Giuseppe, avo paterno
dell'attuale sindaco di Capo d'Orlano).
Capo d'Orlando
"Magazzino Namio"
Lavorazione Limoni
anni '30
Da
quel sito, da quella tettoia, con giornaliera frequenza, partivano per le
principali capitali europee, i vagoni carichi di agrumi, per lo più limoni,
sapientemente confezionali in contenitori lignei, chiusi e sigillati con
pieghevoli verghe di castagno.
due degli
"uffici spedizioni"
demoliti
Partivano i carri, dopo avere però superato i severi controlli da parte
degli Ispettori dell'Istituto Italiano del Commercio con l'Estero.
Nel
caso di esito negativo, il carico veniva però respinto, e tutto il lavoro di
cernita e di confezionamento doveva inesorabilmente essere rifatto nei
magazzini di provenienza, con costi aggiuntivi facilmente quantificabili.
Ecco, questa è memoria di vita vissuta; è parte della storia
locale, storia minima se si vuole, ma quanto mai rivelatrice delle
basi su cui, per decenni, per oltre mezzo secolo, si costituì l'assetto
socio-economico prevalente della Comunità Orlandina.
Memoria, dunque, meritevole, secondo saggezza, di essere tramandata e
testimoniata, anche con la conservazione dei luoghi e delle opere
infrastrutturali, ancorché non di elevato rilievo architettonico, ma di
indubbio valore documentale, quale, appunto, la nostra tettoia.-
Capo d'Orlando. addì 19 marzo 2007.
Carmelo Barbagiovanni Minciullo
se il Buon Giorno .... si vede dal mattino ... ciao!