AM
- maggio/giugno2001
Rivista
di informazione dell'Ordine degli architetti
di
Messina
IL DISEGNO DI LEGGE SULLE COSTE, IN SICILIA
di
Elena Mirenda
L’oggetto di questa riflessione è il disegno di
legge sulla sanatoria delle costruzioni abusive lungo le coste siciliane che ha portato tristemente la Sicilia al centro di
dibattiti politico istituzionali di scala nazionale.
Tale proposta di legge, allo studio dell’appena
trascorso Governo Regionale, oltre a decretare una involuzione urbana ha per
protagonisti coloro che hanno scandalosamente avanzato la sanatoria con fin
troppo mal celati interessi elettorali, sia l’esercito degli architetti ed urbanisti
siciliani che hanno quasi tacitamente accettato la proposta.
In questa sede non desidero dilungarmi su quanto questo
disegno di legge acceleri la distruzione irreversibile di chilometri di coste e
di territorio che già vivono in equilibrio precario, per la certezza che tali
considerazioni siano già assodate.
Desidero invece porre l’accento sul fatto
che se fosse ufficializzato quello che viene proposto, non soltanto in futuro si
autorizzerà chiunque a realizzare ciò che più desidera con un territorio di
proprietà comune e non privata - ed utilizzo il termine comune perché
spesso la parola pubblico viene inteso
come “di nessuno” - ma si saranno gettati al vento il lavoro, la ricerca e l’impegno di anni di urbanistica.
Il tanto agognato processo di regolamentazione di sviluppo
del territorio dichiarerebbe la sua sconfitta di fronte alla prepotenza più
egoista.
L’opera di Astengo, Quaroni o Secchi, sarebbe solo materiale
pubblicato.
Se si può con tale facilità abdicare ai progressi fatti
ed ai traguardi raggiunti da anni di serio impegno
urbanistico, aboliamo i Piani Regolatori, le leggi sulle demolizioni e
addirittura qualunque forma di regolazione urbanistica e diamo sfogo
all’anarchia.
Il centro della mia riflessione è a cosa ed a chi servono
architetti e urbanisti, se coloro che per decisione elettorale sono chiamati a
indirizzare lo sviluppo, prescindono dall’opinione dei tecnici e degli
esperti, delegando imprese di costruzione a basso costo e agenzie immobiliari di
dubbia serietà alle scelte del territorio.
Considerando che questo è il
panorama e che non c’è ancora stata la mobilitazione generale di coloro che
ancora credono nelle “regole per il bene collettivo”, bisogna solo augurarsi di trovare un pezzo di spiaggia ancora libero e costruirci una villa multipiano,
magari con piscina.
Vorrei ricordare come cittadina, al popolo degli abusivi, che il terreno sul quale hanno edificato le villette estive è ancora dell’intera comunità e non privato.
Se è vero che per l’art. 14 dello Statuto Siciliano,
che è legge costituzionale dello Stato, sancisce in materia urbanistica la
piena autonomia legislativa, mi chiedo come mai si eserciti tale autonomia per
iniziative del genere e non per leggi più eque e illuminate come molte della
Regione Emilia Romagna o Regione Toscana.
Il paradosso risiede nel dissertare sulla legittimità della Regione
Sicilia
di legiferare, perdendo di vista il fatto indiscusso che l’oggetto
della legge sia, di per sé illegittimo.